domenica 25 novembre 2007

Nasce prima la malattia o la cura?

Da Palermo Parla n. 61 2007
http://www.palermoparla.it

Secondo l’Agenzia del Farmaco è stata di 20 miliardi di euro nel 2005 la spesa globale per i farmaci con un incremento, nei primi nove mesi del 2006, del 3.3% rispetto allo stesso periodo del 2005. le dosi prescritte, nello stesso periodo, si sono incrementate del 7.2%.
Secondo un’indagine ISTAT del 2005 il 26.4% della popolazione intervistata ha effettuato nelle 4 settimane che precedevano la rilevazione un esame di laboratorio od una visita specialistica.
Sono tutti segni di una medicalizzazione in crescita vertiginosa. Riuscirà la nostra Società a sostenere il peso in termini economici e sociali?
Ma perché ciò accade? Tra le cause indubbiamente un ruolo importante è dovuto ai media che, sempre attenti ai farmaci od alle tecniche diagnostiche strumentali, li pubblicizzano con toni sensazionalistici suscitando nei cittadini false speranze. Buona parte dei medici, poi, con un atteggiamento attendista e poco impegnato demandano la cura e la diagnosi alle macchine che sono viste dagli utenti come surrogati della cura quasi con un ruolo taumaturgico.
Più esami e farmaci vengono prescritti più è bravo il medico. E non importa quanto tempo occorra per eseguire gli esami: due, tre, quattro mesi. Prima vengono gli esami proposti dalle linee guida, poi la visita ed, infine, la terapia.
Secondo Giovanni Fava docente di psicologia presso l’università di Bologna: “il 90% dei ricercatori che elabora linee guida in medicina ha conflitti di interesse” con aziende farmaceutiche o con lobby di varia estrazione.
Un semplice fattore di rischio si trasforma in malattia.
In malattia da esplorare con una serie di esami dispendiosi o da curare.
I valori pressori massimi si abbassano e vengono fuori milioni di pre-ipertesi.
I test di necrosi miocardica divengono più sensibili e vengono fuori tutta una serie di infartuati da inserire nei trial.
È la storia del colesterolo che in questi ultimi anni ha visto scendere vertiginosamente il target ottimale.
”Lower is better” dicono i più informati.
In circa 10 anni si è passati da 130 mg di LDL di colesterolo a 100, poi a 70 mg e si pensa di scendere ancora. Il tutto utilizzando le statine che sono divenute tra i farmaci più venduti al mondo con incassi multimiliardari di euro.
Senza, però, un impegno concreto sullo stile di vita (dieta, attività fisica).
Certo la dieta è difficile da affrontare specialmente in un mondo particolari modelli alimentari hanno fatto la fortuna di grandi società
Tornare alla terra ad un’alimentazione semplice e poco raffinata non paga a nessuno se non chi la segue.
I giovani sono attratti da questi esempi e, gareggiando tra di loro per quello più innovativo, ingrassano, si ammalano, sono svogliati e, tra, l’indifferenza o la compiacenza dei genitori che li scarrozzano da un fast food ad una palestra diventeranno i malati del prossimo domani.
È la storia dell’osteoporosi.
Un affare incredibile per aziende farmaceutiche e medici. È un fiorire di servizi per la valutazione della mineralometria ossea. È diventato un esame essenziale, indispensabile. Si mobilitano politici, universitari, “striscia la notizia”.
È tutti a dire: ma come si fa ad attendere sei mesi per eseguire quest’esame? Un’esame scontato nella maggior parte dei casi costituita da anziani. La risposta è già nota: carenza di calcio. E non potrebbe essere diversamente poiché in menopausa e nel maschio anziano è fisiologica la perdita di calcio specie se si riduce l’attività fisica. Se si integrasse la dieta con del latte e formaggi magri, facendo un po’ di sport tutto andrebbe a posto.
Certo è facile assumere pillole e fare iniezioni con aggravio per i bilanci della sanità ed arricchimento per i produttori.
È la storia della depressione che interesserebbe 330 milioni di persone nei paesi occidentali. Figuriamoci se venissero valutati anche i cinesi!
È la storia della stipsi cronica che, secondo le linee guida, si realizza quando non si va di corpo spontaneamente almeno tre volte la settimana da oltre sei mesi.
Occorrerà, quindi, sperimentare nuovi costosi farmaci. Tra questi il tegaserod che come dice un canzonatorio editoriale sul “Bollettino d’informazione sui farmaci” “tramite uno studio clinico randomizzato a doppio cieco con placebo ha appurato che produce un’evacuazione spontanea in più ogni due settimane al costo di cento dollari per evento aggiuntivo”.
È l’ansia della prestazione sessuale che ha creato un’esercito di impotenti sempre più giovani. Pare che già buona parte dei trentenni facciano ricorso al Viagra o similari associato a cocktail vari di stupefacenti che diventeranno psicopatici e dipendenti fisici e psichici con buona pace delle loro tasche e perdita di salute.
Temo sempre quindi quando sento di annunci clamorosi di scoperta di terapie per malattie quasi sempre misconosciute o di nuovi fattori di rischi.
Con questo nessuno vuole negare l’importanza della prevenzione e della cura frutto dell’impegno di tanti ricercatori. Ma da qui a medicalizzare la società ad uso e consumo di gruppi aziendali e professionali con il rischio di creare una nazione di ansiosi, patofobici ed ipocondriaci ce ne corre!
Certamente ci sono sempre professionisti competenti, onesti e laboriosi, ma spesso c’è un intreccio perverso di ignavia ed affari.
Occorre tornare ad una maggiore etica che attraversi tutta la società ad una visione più alta dei problemi della salute e della scienza in generale facendo ricorso ad una visione più disinvolta ed eroica della vita.
Guido F. Guida
http://www.guidofguida.it

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